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Vincere in trasferta con caldaie 2.0

di Marco Alfieri

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5 Dicembre 2009
Gli operai addetti alla produzione delle caldaie nella Stf di Magenta

Caldaie costruite e montate in Inghilterra, Repubblica dominicana, Cina, Grecia, Francia e Iran. Un grande mappamondo energetico firmato Stf, una delle poche aziende su piazza in grado di gestire l'intero ciclo produttivo di impianti industriali e power generation. Qualche settimana fa l'azienda di Magenta (Milano) ha vinto una commessa da 16 milioni per il rewarming delle unità 3 e 4 della centrale nucleare di Mochovce, in Slovacchia. Stf è main contractor in partnership con gli americani di Tei.
Un'alleanza tecnologica che, nei piani, farà da rompighiaccio allo sbarco su altri mercati europei e non solo. Salvatore Trifone era un semplice lattoniere quando nel 1937 fonda l'azienda di famiglia. Negli anni caldi del boom diventa fornitore delle grandi società impiantiste presenti in Lombardia: Franco Tosi, Ge, Sarpom, Chicago Bridge fino ai big contractor del settore energia, chimica e petrolchimico. Negli anni Ottanta, Stf si struttura offrendo componenti direttamente agli utenti finali. Da costruttori su disegni altrui a fornitori di enduser (Enel o Edf) con prodotti propri.
Insomma una media azienda che tratta i problemi della grande. Un piede sul territorio, un altro nel mondo. Paradigmatica perché fino a ieri le nostre Pmi andavano in Slovacchia e Romania soprattutto per delocalizzare. Erano i tempi eroici di Timisoara, Veneto. Oggi che moltissimi piccoli sono tornati alla base, i Trifone sono invece il prototipo di una nuova (de)localizzazione che non scappa dalle tasse o dai costi occidentali. Avamposto di piccoli e medi (anche nell'automotive) che cominciano ad internazionalizzarsi, avviando in Centro Europa attività a più alto valore aggiunto. Diversificando e avvicinandosi ai mercati di consumo per collocare più facilmente i propri prodotti. Secondo McKinsey, in questi paesi ci saranno 100 milioni di nuovo ceto medio entro il 2015. Un territorio esteso che Germania e Francia hanno messo nel mirino. Un po' meno l'Italia, che continua ad esportare il 72% delle sue merci dentro l'Ue.
A scorrere gli ultimi pezzi costruiti, ci sono caldaie montate a Immingham, in Inghilterra. Alla Smith/Enron cogeneration in Repubblica Dominicana. Alla Shanghai Secco Petrochemical in Cina. Alla Public power Co. Atherinolakkos a Creta e alla Sugar Cane&By-Products, ramo iraniano. Una specie di grande mappamondo energetico. «Scrivetelo, scrivetelo che la terza generazione non sempre scialacqua il patrimonio...».
Roberto Trifone ha da poco passato i quaranta. Fasciato nel suo gessato blu da general manager, rappresenta bene «la terza generazione di trifoncelli...», come apostrofa affettuosamente i nipoti lo zio Franco, settantenne decano della seconda generazione e instancabile presidente della Stf di Magenta, una delle poche imprese su piazza in grado di gestire il ciclo produttivo di una ventina di sistemi e prodotti: impianti industriali e generazione di potenza.
Qualche settimana fa l'azienda lombarda ha vinto una commessa da 16 milioni di euro battendo i colossi Iberdrola e Balkedur per il rewarming delle unità 3 e 4 della centrale nucleare di Mochovce, un'ora e venti di auto da Bratislava, Slovacchia. Progetteranno, produrranno e monteranno una super caldaia per rimuovere l'umidità dal vapore in uscita dallo stadio Mp della turbina e surriscaldarlo prima dell'ingresso nello stadio Lp. Il cliente è la Slovenské elektrárne as, controllata al 66% da Enel e al 34 dallo stato slovacco. Stf è main contractor con gli americani di Tei. Un'alleanza tecnologica su Mochovce che, nei piani, farà da rompighiaccio allo sbarco su altri mercati europei e non solo.
I Trifone erano lattonieri quando nel 1937 fondano Stf. Negli anni caldi del boom diventano fornitori delle grandi società impiantiste presenti in Lombardia: Franco Tosi, Ge, Sarpom, Chicago Bridge, su su fino (dagli anni Settanta) ai big contractor del settore energia, della chimica e del petrolchimico. Negli anni Ottanta, l'azienda si struttura offrendo componenti direttamente agli utenti finali. Sfruttando poi gli anni Novanta "a tutto gas", la copertura del mercato italiano con le centrali a ciclo combinato (Edison, Aem, Enel). Una trafila tipica da costruttori su disegni altrui a fornitori di enduser (Enel o Edf) con prodotti propri.
La svolta arriva sette-otto anni fa. Nel luglio 2002 Stf acquista la danese Bwe, leader tecnologico sulle caldaie ad altissimo rendimento per combustibili fossili (carbone e gas naturale). In pieno bengodi del gas, investono in controtendenza sul carbone. «Ci davano dei matti - ironizza Roberto Trifone -: ma nel 2030 la domanda globale di energia aumenterà del 35% e l'80% del fabbisogno continuerà a essere soddisfatto da petrolio, gas e carbone». Le prime competizioni internazionali e la rotazione del portafoglio, da domestico a globale, sono targati 2006. Oggi lavorano in Slovacchia, Francia, dove forniscono a Edf scambiatori termici per la centrale nucleare di Fessenheim, Inghilterra, Spagna, Iran, Cina, Emirati Arabi ed Egitto. «Abbiamo costituito Bwe India per il mercato locale», e a breve nascerà un'unità produttiva per fare concorrenza ai coreani. «All'estero insomma ci siamo andati per internazionalizzarci davvero. Attenti all'innovazione, alle alleanze, e alla selezione delle risorse umane perché è cambiato tutto e anche gli operai devono avere certe competenze, leggere specifiche in inglese...». Risultato: in dieci anni Stf ha decuplicato fatturato (oggi vale 200 milioni, quasi tutto fuori Italia) e addetti (320 tra produzione, ingegneria e staff). Centinaia di migliaia di tonnellate di acciaio, titanio e leghe speciali passano ogni anno dai capannoni di Magenta, lavorate da robot di saldatura, grandi macchine utensili a controllo numerico, e sofisticati software di elaborazione tridimensionale. Una media azienda che tratta i problemi della grande e ha per competitor colossi quali Mitsubishi, Alstom e Hitachi, distillato di quel Quarto capitalismo che ha salvato il paese dallo choc dell'euro. «Un piede sul territorio (Stf continua ad assumere i migliori neolaureati della zona), uno nel mondo», rivendica il signor Franco, che ci accoglie in grisaglia in una grande stanza imbarocchita come lo sono spesso gli uffici di provincia. Appena fuori l'uscio, reminiscenze di campagna lombarda. Il patriarca ha la curiosità di chi sì è fatto da solo e per una vita è andato per fiere, «per capire cosa la gente avesse bisogno».
  CONTINUA ...»

5 Dicembre 2009
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